Usare i bambini sui social: effetti e conseguenze

Usare i bambini sui social: effetti e conseguenze

SHARENTING

Negli ultimi anni lo sviluppo della tecnologia ha cambiato le modalità di utilizzo delle piattaforme virtuali e dei social media. In particolare stanno emergendo due fenomeni nuovi: i “kidfluencer” e lo “sharenting”.

1. Kidfluencer: Un “kidfluencer” è un bambino che ha una presenza influente sui social media, spesso gestita dai genitori, e che viene utilizzato per promuovere prodotti o servizi. I kidfluencer possono avere un seguito numeroso e sono spesso utilizzati dalle aziende per pubblicizzare i loro prodotti, specialmente quelli destinati ai bambini.
2. Sharenting: “Sharenting” è un termine che deriva dalla combinazione delle parole “sharing” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Si riferisce alla pratica dei genitori di condividere sulle piattaforme di social media foto, video e informazioni sui propri figli. Questa pratica può coinvolgere la condivisione di momenti significativi della vita dei bambini, come compleanni, prime parole e prime esperienze, ma può anche includere aspetti più quotidiani della vita familiare.
 

I genitori portano diverse motivazioni per condividere la vita dei loro figli sui social media:

1. Motivazioni economiche: Alcuni genitori lo fanno per ottenere supporto finanziario per garantire ai propri figli lo stile di vita migliore possibile, ma specialmente se il loro bambino ha bisogno di cure mediche costose.
2. Cercare una comunità online: Alcuni genitori cercano consigli e supporto da altri genitori sui social media, ma questo può anche portare a confronti negativi e sentimenti di inferiorità.
3: Esibizionismo e visibilità: alcuni adulti in cerca di visibilità utilizzano qualsiasi mezzo, anche i figli, pur di aumentare i follower e sentirsi più importanti e famosi sui social.
Queste pratiche sono controverse e possono creare tensione nel rapporto genitori-figli. Un aumento dell’uso dei social media può portare a una minore comunicazione familiare e avere impatti negativi sui rapporti genitore-figlio.
Un rischio concreto è la perdita di controllo. Quando il profilo dei genitori sui social diventa molto grande, c’è il rischio che chiunque possa usare le foto dei loro figli per scopi non appropriati, come le piattaforme di pedopornografia. Gli esperti hanno scoperto che anche le foto innocenti possono essere interpretate male su certe piattaforme. Questo può far sentire i genitori molto preoccupati per la sicurezza dei loro figli e aumentare il loro stress e la loro paranoia.

 

E’ bene evidenziare che ci sono diversi rischi psicologici per i bambini sottoposti, peraltro senza il loro consenso consapevole, a queste pratiche:

1. Sfruttamento finanziario: i bambini possono arrivare a guadagni talmente alti da diventare la fonte di reddito primaria della famiglia.
2. Stress e problemi di salute mentale: sono diverse le fonti di pressione, oltre a quella economica, anche quella derivata dal dover rispettare le aspettative del pubblico e delle aziende con cui lavorano. I bambini spesso non sanno come gestire le proprie emozioni perché non gli è mai stato insegnato. Questo può portare a crisi emotive più frequenti quando affrontano situazioni stressanti e ansiose. Possono anche imparare a nascondere i loro problemi anziché affrontarli, il che può portare a depressione, stanchezza, insonnia o sensazioni di inutilità e a effetti che permangono durante la crescita e in età adulta.
3. Problemi di sviluppo: quando un bambino trascorre la maggior parte del suo tempo lavorando e producendo video, finisce per perdere alcuni elementi chiave della sua infanzia, come la socializzazione con altri bambini della sua età, l’istruzione e la capacità di acquisire un senso di indipendenza.
4. Difficoltà nel formare un forte concetto di sé e nell’autonomia: i kidfluencer non possono definire ed esprimere la propria indipendenza quando vengono loro dettati il tipo di contenuto da produrre, i giocattoli con cui giocare, cosa dire e gli orari di lavoro dai genitori e dagli inserzionisti. Inoltre, la mancanza di distinzione tra ambiente lavorativo e ambiente personale potrebbe avere delle implicazioni sull’identità del bambino.
5. Problemi di autostima:  i social media possono essere molto dannosi in tal senso, soprattutto per le ragazze e per le bambine. Le costanti comparazioni con gli altri e l’uso di filtri che cambiano l’aspetto del viso e del corpo possono portare a insicurezza oltre che al vedere il proprio corpo solamente come un oggetto.
6. Rischio di bullismo e cyberbullismo. I bambini sovraesposti sui social rischiano di essere presi di mira da followers o dai coetanei nella vita reale. 
 
La mancanza di una regolamentazione sulle pratiche di sharenting e kidinfluencer è un serio problema e merita riflessioni sia a livello legislativo che psicologico.
 

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021