Curiosità e salute mentale

Curiosità e salute mentale

curiosità e benessere

La curiosità è un’importante forza dentro di noi che ci spinge a imparare, scoprire cose nuove, conoscere persone e avere successo. È quel desiderio naturale di cercare informazioni e esperienze interessanti che ci aiutano a capire meglio il mondo intorno a noi.
Quando siamo curiosi, siamo motivati a esplorare e a imparare da ciò che ci circonda.

Chi è più curioso è meno depresso? La ricerca in merito non è ancora chiara, ma sono diversi gli aspetti che sembrano suggerire un legame tra le due

Diversi studi hanno approfondito il legame della curiosità con il benessere personale, arrivando a diverse conclusioni:

  1. Secondo Loewenstein (1994), la curiosità ci aiuta quando non capiamo qualcosa che già sappiamo. Quindi, quando le persone si sentono curiose, dedicano maggiore attenzione a un’attività per provare a capirla meglio, elaborano le informazioni in modo più approfondito e le ricordano meglio e sono più propense a persistere nelle attività fino al raggiungimento degli obiettivi. Chi ha la tendenza ad essere curioso riesce anche più facilmente a vedere opportunità di crescita in eventi per lui stimolanti, per questo è spinto a intraprendere comportamenti esplorativi che a loro volta portano a un maggior benessere psicologico, facendo in modo che si instauri un circolo virtuoso.
  2. Le persone che sono naturalmente curiose tendono ad essere più inclini a cercare nuove esperienze e a imparare continuamente. Quando sono più curiose del solito, si sentono più soddisfatte e appagati. Questo porta a una maggiore sensazione di significato nella vita di tutti i giorni e li spinge a continuare a cercare nuove sfide anche nei giorni successivi.
  3. Le persone curiose si concentrano su argomenti e attività che trovano davvero interessanti. Questo significa che sono meno inclini a preoccuparsi o a essere disturbate da pensieri negativi.
  4. Le emozioni hanno un impatto sulla nostra curiosità. Uno studio ha osservato che le emozioni positive spingono le persone a esplorare di più, mentre le emozioni negative le portano a esplorare di meno.

 

La curiosità può essere presente sin dalla tenera età, alcuni bambini possono essere più o meno curiosi degli altri.
Alcuni bambini possono mostrare una caratteristica chiamata “inibizione comportamentale”. Questa caratteristica si traduce in una maggiore sensibilità del cervello ai nuovi stimoli, che può far sì che il bambino abbia paura di cose che non conosce o che non gli sono familiari. Durante la crescita, è possibile che un’eccessiva inibizione comportamentale limiti sia il numero che la varietà delle esperienze dei bambini. Ad esempio, durante la crescita, alcuni bambini molto timidi possono avere meno opportunità di provare nuove esperienze e fare amicizia. Potrebbero sentirsi più a disagio nelle situazioni sociali e avere difficoltà nel giocare con altri bambini che non conoscono.

Se questo comportamento timido continua per molto tempo, i bambini potrebbero iniziare a vedere qualsiasi cosa nuova come qualcosa di spaventoso, evitando così nuove opportunità e sfide anche quando crescono. Questo atteggiamento passivo può diventare un problema, rendendo difficile per loro affrontare nuove situazioni in modo efficace.

La paura percepita per i nuovi stimoli porta ad un’attivazione corporea di cui origine non viene subito riconosciuta, e bambini o adolescenti che crescono in ambienti critici e con l’aspettativa di ricevere giudizi negativi, possono interpretare questa sensazione di vergogna o, se pensano che avrebbero potuto evitarla, di colpa. Colpa e vergogna sono sentimenti che possono essere utili per lo sviluppo morale e sociale del bambino, ma se troppo frequenti e troppo intense possono portare a sviluppo e mantenimento di psicopatologie. Infatti, l’inibizione comportamentale può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi come l’ansia sociale e la depressione.

Se la curiosità è la spinta ad attuare comportamenti che portano a soddisfazione, la depressione è caratterizzata da una caratteristica chiamata “anedonia”, che è quando una persona perde l’interesse o non riesce più a provare piacere facendo le cose che solitamente le piacevano e può far sì che la persona sembri meno coinvolta emotivamente e affettivamente.

L’anedonia e la curiosità sembrano essere collegate a livello cerebrale attraverso gli stessi circuiti, quelli della dopamina.

Ci sono trattamenti che, oltre a ridurre il sintomo dell’anedonia, possono anche aumentare i comportamenti esplorativi: l’attivazione comportamentale e il Positive Affect treatment.

L’attivazione comportamentale mira a rendere le persone più attive. Quando le attività diminuiscono, anche le esperienze piacevoli possono diminuire, portando a pensieri negativi. Per alleviare i sintomi depressivi, questo trattamento aiuta le persone a coinvolgersi in attività piacevoli o produttive.

L’obiettivo principale del Positive Affect treatment è far sentire meglio il paziente, promuovendo emozioni positive. Durante il trattamento, vengono insegnati modi per concentrarsi su cose belle e coltivare sentimenti positivi attraverso esercizi come apprezzare le gioie, coltivare la  gratitudine, la gentilizza e la generosità.

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021