Sono gay o non sono gay?

Sono gay o non sono gay?

Doc_omosessuale

Il disturbo ossessivo-compulsivo, come ho già raccontato, consiste in gran parte nello sperimentare un dubbio grave e implacabile. Il DOC farvi dubitare anche delle cose più elementari di voi stessi – persino del vostro orientamento sessuale. Per avere dubbi sulla propria identità sessuale, non è necessario che chi ne soffre abbia mai avuto un’esperienza omo o eterosessuale, o qualsiasi tipo di esperienza sessuale. È interessante notare che Swedo, et al. 1989, hanno trovato che circa il 4% dei bambini con DOC sperimentano ossessioni relative a pensieri sessuali proibiti aggressivi o perversi.

La forma più classica di DOC sull’identità sessuale è quella in cui la persona sperimenta il pensiero di poter essere di un orientamento sessuale diverso da quello che credeva in precedenza. Se è eterosessuale, allora il dubbio è di essere omosessuale. Se invece è omosessuale, può essere ossessionato dalla possibilità di essere davvero etero.

Il DOC sull’identità sessuale o DOC omosessuale, è molto diverso da chi si sente realmente orientato verso persone del suo stesso genere e piano piano matura la consapevolezza e l’accettazione del suo orientamento sessuale, arrivando al coming out.

Una variante del dubbio sull’identità sessuale è quella in cui il pensiero ossessivo si è fissato sull’idea che la persona non sarà mai in grado di capire quale sia il suo orientamento sessuale, rimanendo in uno stato di incertezza che causa sofferenza e confusione.

Per coloro che pensano di essere omosessuali a causa del DOC, parte dell’angoscia può essere di origine sociale. Bisogna essere onesti: gli omosessuali sono sempre stati, purtroppo, una minoranza oppressa all’interno della nostra cultura. Pensare improvvisamente di essere omosessuale e di venire di conseguenza stigmatizzati, può creare molta angoscia. Chi viene cresciuto in un ambiente con atteggiamenti più fortemente omofobi o antigay, rischia maggiormente di sviluppare un doc sull’identità sessuale. Le vecchie terapie psicoanalitiche spesso fanno sentire molto peggio le persone con questo problema, affermando che i pensieri rappresentano veri desideri interiori. La ricerca clinica ha ampiamente dimostrato che i contenuti del DOC non corrispondono affatto a desideri inconsci, e vanno riconosciuti come una patologia del pensiero.

Per coloro che sono ossessionati dal fatto di non sapere quale sia la loro identità i dubbi tipici sono: E se fossi omosessuale? Come faccio ad essere certo al 100% di essere eterosessuale? Come faccio a sapere se preferisco le donne o gli uomini? Forse non so davvero cosa sono. Forse non saprò mai cosa sono. Come si fa a sapere di che sesso si è veramente? Come potrò mai dirlo con certezza? Cosa succederà se faccio la scelta sbagliata e rimango intrappolato?Dubitare del proprio orientamento sessuale porta a mettere in atto numerose compulsioni nel tentativo di placare l’ansia, che possono occupare molte ore di ogni giorno. Le compulsioni iniziano come un tentativo di soluzione al problema di avere ossessioni, ma presto diventano il problema stesso. Le compulsioni collegate ai pensieri sull’identità sessuali possono includere:

  • Guardare uomini o donne attraenti, o immagini di loro, o leggere letteratura a sfondo sessuale o pornografia (etero o omosessuale), per controllare se sono sessualmente eccitanti.
  • Immaginarsi in situazioni sessuali omosessuali e poi controllare la propria reazione ad esse.
  • Masturbarsi o fare sesso ripetutamente, solo allo scopo di verificare la propria reazione ad esso. (Questo può anche includere visitare prostitute nei casi più estremi).
  • Osservare se stessi alla ricerca di prove “sembrare”: parlare, camminare, vestirsi o gesticolare come qualcuno che sia gay o etero.
  • Rivedere e analizzare compulsivamente le interazioni passate con altri uomini o donne per vedere se si sono comportati come una persona gay o etero.
  • Controllare le reazioni o le conversazioni degli altri per capire se possono notato qualcosa di strano in noi
  • Leggere articoli su internet su come un individuo può capire se è gay o etero, per vedere a quale gruppo potrebbe essere più simile.
  • Leggere storie di persone che hanno fatto “coming out” per vedere se possono trovare qualche somiglianza con le loro esperienze.
  • Interrogare ripetutamente gli altri, o cercare rassicurazioni sulla propria sessualità.
  • Evitare di vestirsi in modo da sembrare effeminato (se uomo), o maschile (se donna), (ancora viceversa se chi ne soffre è gay).
  • Evitare di parlare di problemi o argomenti di identità sessuale con altri.
  • Evitare di frequentare chiunque possa essere gay o che sembri tendere in quella direzione (se chi soffre è eterosessuale).

Lo scopo delle compulsioni mentali è quello di annullare, cancellare, evitare o neutralizzare l’ansia causata dalle ossessioni. Possono effettivamente funzionare nel breve periodo, ma i loro benefici sono solo temporanei. Lo scopo ultimo è quello di annullare il dubbio attraverso una caccia di prove e controlli, nella speranza di giungere alla certezza assoluta di non essere omosessuale e annullare il dubbio.

Purtroppo la certezza assoluta non esiste, così dopo una compulsione si riapre lo spiraglio del dubbio patologico e riparte la catena del DOC. Ciò che le compulsioni realizzano è un paradosso: chi ne soffre diventa dipendente dal comportamento per eseguirle. Anche il piccolo sollievo che ottengono è sufficiente per far nascere questa dipendenza. Le compulsioni portano solo ad altre compulsioni e l’evitamento porta solo ad altro evitamento. 

Cosa fare?

Per uscire dal DOC è necessario riconoscerlo come tale e intraprendere un percorso di terapia. La formula più efficace per trattare il DOC è la Terapia Cognitivo Comportamentale con il sostegno dei farmaci (in molti casi). In particolare la forma di Terapia comportamentale che ha dimostrato di essere la più efficace è conosciuta come Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP). Nella mia pratica clinica affianco queste tecniche con esercizi di Mindfulness e l’approccio Act (Acceptance e Commitment Therapy), che aiutano a non fondersi con i propri pensieri e a tollerare meglio i pensieri e l’ansia.

Autore: Nicole Adami

 

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021