Quando tuo figlio non dorme: l’insonnia per procura

Quando tuo figlio non dorme: l’insonnia per procura

sonno genitori

Stanno triplicando le consulenti sul sonno infantile, che promettono di regalare a noi genitori lunghe notti riposanti. Il motivo è evidente: i neonati e i bambini non dormono come gli adulti, e noi adulti vorremmo la bacchetta magica per tornare a dormire decentemente. La verità è che qualsiasi consulenza sul sonno può avere qualche effetto, ma nessuno al mondo può assicurare notti riposanti per lunghi periodi. Tranne la fortuna di avere un figlio che dorme, fortuna rara e preziosa.

Questa durissima fase di scarso riposo io l’ho definita: insonnia per procura! Ovvero quel sonno frammentato, non riposante, causato dai continui risvegli che ci sono quando in casa vive un neonato o un bambino sotto i 5 anni.

Ma facciamo ordine.

I neonati, la stragrande maggioranza, non dormono come un adulto. Il sonno è fisiologicamente diverso, più breve e spezzettato. Questo non indica un disturbo del sonno, ma una immaturità cerebrale che nel tempo porta a modificazioni del sonno, fino a raggiungere una totale autonomia e lunghe notti nel mondo dei sogni.

Da piccoli i bambini hanno la necessità di mangiare spesso, anche la notte. Non tutti al quarto mese perdono il pasto notturno. Sono sensibili ai rumori, possono avere problemi digestivi, soprattutto hanno bisogno di molto contatto. Poi ci sono gli imprevisti: basta un raffreddore e respirare la notte diventa faticoso per loro, con continui risvegli. Insomma, è fondamentale accettare che la fisiologia del sonno evolve nel tempo e ci possono volere mesi, o anni, prima che un bambino impari a dormire tutte le notti tranquillo nel suo letto in modo continuativo.

Il meccanismo dell’insonnia

Proprio per il radicale cambiamento delle abitudini notturne quando arriva un figlio, accade frequentemente ai genitori un passaggio graduale dal poco sonno dopo il parto, ad una serie di circoli viziosi che si instaurano dopo le prime settimane di risvegli.

Dopo il parto per alcune settimane la madre è ancora carica di ossitocina, l’emozione della novità, la conoscenza del neonato, il sostegno del papà (si spera): vi è una tollerabilità fisiologica maggiore del poco sonno. Tuttavia col passare dei mesi, se i risvegli permangono, oltre ai risvegli del bambino si possono innescare nel genitore dei meccanismi di pensiero disfunzionali, che alimentano l’insonnia stessa.

Quando il meccanismo dell’insonnia per procura entra in azione, si inizia ad affrontare la messa a letto con irritazione e ansia, come se fosse una tragedia imminente: “oddio un’altra notte da incubo”, “chissà che notte mi aspetta”, “chissà quante ore dormiremo”, “chissà quante volte si sveglierà”, “speriamo che stanotte dorma”. Questi sono i pensieri serali tipici, che non predispongono al riposo e creano una messa a letto del bambino tesa e poco rilassante.

Al primo risveglio notturno del figlio/a, nella mente del genitore possono partire ulteriori pensieri negativi e catastrofici: “ecco, ci risiamo, adesso chissà quando si addormenta”, “dormirò poco e domani come farò ad affrontare la giornata”, “senza dormire non vado avanti”, “non ne posso più”.

Questi pensieri sono un rimuginio ansioso o rabbioso, il rimuginio allunga i tempi di ri-addormentamento e attiva il sistema nervoso in modo eccessivo.

Al mattino i pensieri del rimuginio ripartono: “sono distrutta”,”come farò ad affrontare il carico della giornata”, “dovrò gestire il neonato tutto il giorno”, “al lavoro sarò uno straccio”. Se vi riconoscete in questi pensieri e vi accorgete di essere entrati nella spirale dell’insonnia per procura potete intervenire, prima di tutto su di voi!

Quando si passa molto tempo a pensare al sonno, in modo quasi ossessivo, c’è qualcosa che non va. Un buon dormitore è tale perché non pensa mai al sonno: appena può dormire, semplicemente dorme.

 

 

Cosa fare per gestire l’insonnia per procura?

 >>> Vai alla seconda parte dell’articolo.

 

Autore: Nicole Adami

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021