Meglio un biberon dato bene di un seno dato male?

Meglio un biberon dato bene di un seno dato male?

Breastfeeding

L’allattamento al seno è da preferire. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita, il che significa che non vengano forniti altri cibi o liquidi, acqua inclusa al neonato. Il latte materno è l’alimento ideale: sicuro, pulito e contiene anticorpi che aiutano a proteggere da molte malattie infantili comuni.

Il latte materno fornisce tutte le sostanze nutritive di cui il bambino ha bisogno per i primi mesi di vita. I bambini allattati al seno ottengono risultati migliori nei test di intelligenza, hanno meno probabilità di essere in sovrappeso e sono meno inclini al diabete, le donne che allattano hanno un rischio ridotto di cancro al seno e alle ovaie. Questi sono fatti scientifici, dati importanti che l’OMS diffonde da anni.

Ci sono però una grande quantità di fattori che possono complicare l’allattamento. Fattori che molte madri (me inclusa) hanno incontrato nel loro percorso da neomamme. Sono nati, negli ultimi anni, movimenti che nel nobile intento di diffondere la cultura dell’allattamento al seno, stanno anche creando un serie di pressioni indirette e dirette sulle neomamme che, per esperienza personale, sono state più svantaggiose che vantaggiose.

Un primo fattore di confusione è quello di associare allattamento con attaccamento, che è il sistema di relazione e sicurezza primario del neonato. Se nell’allattamento, oltre agli aspetti di salute alimentare, ci sono anche fattori importanti di sinergia e comunicazione mamma-bambino, l’attaccamento però non dipende dall’allattamento. Un buon attaccamento dipende dalla capacità dei genitori di rispondere in modo rapido e adeguato ai bisogni del neonato, si può instaurare in modo sicuro e sano a prescindere dall’allattamento.

Un secondo fattore è quello di incentivare l’allattamento senza ascoltare le neomamme e valutare in modo ponderato ogni singola situazione. L’allattamento al seno a richiesta è fisicamente faticoso e richiede un impegno 24h/24h, questo andrebbe ben spiegato già durante la gravidanza per far si che una neomamma possa organizzarsi prima del parto a livello pratico, se sceglie questa strada. Andrebbe anche monitorato il contesto familiare e la possibilità di avere un sostegno dal padre o da persone che possano aiutare. Mentre una madre allatta per circa una decina di ore al giorno/notte, c’è bisogno di un aiuto concreto per cucinare, pulire, organizzare la quotidianità. Non tutte hanno questi sostegni.

Un terzo fattore è il lavoro. Scegliere l’allattamento esclusivo significa scegliere di essere l’unica fonte di nutrimento per il figlio, che si abitua a non prendere altre fonti di nutrimento. Qui si apre il triste argomento della mancanza di tutele lavorative forti per le neomamme e l’assenza di politiche di conciliazione lavoro-famiglia nel nostro paese. Se dobbiamo rientrare al lavoro entro pochi mesi dalla nascita, è importante valutare i passaggi e i metodi di questo rientro. Interrompere in modo repentino l’allattamento esclusivo, senza che il bambino sia abituato a prendere latte da altre persone, può essere faticoso per il neonato e molto ansiogeno per la madre. Momenti intermedi, ad esempio tirare il latte e farlo dare dal papà col biberon, introdurre pasti dati da chi terrà il bambino, può essere una modalità che crea nel neonato l’abitudine a figure diverse e che lo aiuta a modulare il distacco.

Un quarto fattore è il dolore. Allattare può essere doloroso. Non si può dire, ma accade. Ragadi ai capezzoli, tagli, dolore all’attacco (anche quando corretto), noduli, ingorghi di latte, mastiti. Non tutti gli allattamenti sono facili e fluidi. Quando questo accade, si può chiedere una consulenza ostetrica o pediatrica, si possono cercare posizione alternative per attaccare il neonato, si possono tentare strategie diverse. Ma non sempre questo è risolutivo.

Allora si, meglio un biberon dato bene, di un allattamento lacrime e sangue. Proprio perché la serenità e il benessere della mamma garantisce un buon attaccamento e una buona cura del neonato, mentre un allattamento a tutti i costi diventa uno stress inutile per tutti.

Essere buone madri non è una competizione con sé stesse, non è una prestazione, non si definisce dall’allattamento esclusivo. L’allattamento è sano e salutare, va supportato ma anche calato nella vita di ciascuna madre.

Questo è l’elemento principale da diffondere, perché le donne possano iniziare il loro percorso di madri con più serenità e meno pressioni.

Autore: Nicole Adami

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021