Le emozioni nella terza età

Le emozioni nella terza età

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La terza età ha sempre dato l’idea di decadenza, ma con l’allungamento della vita media, la terza età è anche una fase in cui si ha ancora qualcosa da offrire ed è importante averne la consapevolezza.

Ciascuno di noi nasce con una genetica diversa, ma i geni però non sono abbastanza per renderci unici. La nostra storia di vita e l’ambiente in cui noi viviamo ci permettono di differenziarci tra gli altri. Bisogna uscire dalla logica dei confronti dell’età e rimanere fermi sulla propria e unica storia di vita. Perché ogni storia ha un valore.

Gli anni non hanno valore assoluto, perché ognuno invecchia a modo suo.

Arrivati alla terza età, ovvero dopo i 65 anni, è importante considerare la propria vita come un insieme di questi fattori: gli ambienti di vita, la propria storia di vita, il lavoro che abbiamo svolto, le nostre relazioni.  Ripercorriamo la nostra storia come un flusso di situazioni piacevoli e meno piacevoli, con il fine di conoscerci e sapere che ciò che siamo è il prodotto di una storia complessa e unica.

 

Invecchiare al meglio

La terza età porta con sé una serie di declini, ed è facile cadere nello schema mentale del “vedo tutto nero”:

Cosa cambia nel tempo? Cambiano la voce, la vista, l’udito, la pelle, la forza muscolare, l’equilibrio, la propriocezione, ma anche le abilità cognitive: si possiede meno memoria e si fatica più nel ragionamento complesso.
Alcune cose migliorano: l’esperienza è un tesoro prezioso a cui attingere e le emozioni si gestiscono meglio. Quando si invecchia si acquisisce più maestria rispetto a quando si avevano 20 anni, determinati schemi di insicurezza e vulnerabilità vengono spesso superati fisiologicamente e ciò permette di stare meglio.

Come ci si adatta ai cambiamenti che arrivano con la vecchiaia? Con sana rassegnazione ma anche positività, abbiamo sempre la capacità di adattarci agli eventi di vita e trovare energie nuove.
Ci saranno momenti di difficoltà, sentirsi senza energie e stanchi è normale. Tuttavia è importante ricordarsi di tutte quelle volte nella vita in cui si è riusciti ad uscire dalla tempesta, nonostante ogni ostacolo: queste risorse non si perderanno mai, ci saranno fino all’ultimo giorno.

 

È importante avere cura di sé.

La cura passa per aree diverse: la cura delle emozioni e delle relazioni.
La cura delle passioni: hobby, interessi, volontariato.
La cura della salute: avere una buona alimentazione e fare attività fisica è molto importante.
La cura delle giovani generazioni: tramandare le esperienze è utilissimo, sapendo rispettare e dialogare con la generazione dei figli nelle scelte educative dei nipoti, ad esempio.
La cura del tempo: curare ogni singolo giorno con attenzione. Il tempo passa, si erode e spesso si apre il tema della morte.
Parlare di morte, confrontarsi su questo tema è terapeutico e non deve essere considerato un tabù.

Bisogna riguardarsi con compassione e far emergere la saggezza. Quali emozioni sono state abbandonate rispetto alla giovane età e hanno portato benessere?

 

Ansia e Depressione nella terza età

La terza età è cambiata nel tempo, bisogna dare importanza ad aspetti di Depressione e Ansia, la cui incidenza è spesso sottovalutata: una parte della popolazione oltre i 65 anni soffre di un Disturbo Depressivo Maggiore, che aumenta dai 75 anni in poi.

La Depressione si manifesta con umore negativo, tristezza, ritiro sociale, inappetenza, apatia, noia, disturbi del sonno, spossatezza fisica, disturbi somatici, difficoltà di attenzione e concentrazione associate alla memoria a breve termine.

Anche l’Ansia spesso è sottovalutata, i dati ci dicono che il 10-20% delle persone in terza età soffre di Disturbo d’Ansia.
È importante distinguere i sintomi fisici da quelli cognitivi: i primi possono presentare comorbidità con altre patologie (ad es. neurologiche). Si possono avere dolori muscolari quando ci si trova in uno stato di ansia, dolori allo stomaco, iperattività, tachicardia, sintomi gastrointestinali, scarsa salivazione. Mentre quelli cognitivi presentano sintomi quali: irritabilità, nervosismo, difficoltà di concentrazione, preoccupazioni, disturbi del sonno, fobie, comportamenti ossessivo-compulsivi che vanno a compensare la paura.

Un disturbo cognitivo tipico nella terza età è la Pseudo-Demenza Depressiva, un disturbo del tono dell’umore che racchiude tutti i sintomi visti in precedenza e induce a una diagnosi di demenza quando in realtà non è presente.

Ciò che contraddistingue un vero disturbo cognitivo è la perdita di autonomia e l’impossibilità a svolgere attività quotidiane. Invece nel caso della Pseudo-Demenza l’autonomia è preservata.

 

Cosa fare per questi disturbi?

Il trattamento è svariato.
E’ utile le farmacoterapia: antidepressivi e ansiolitici per risollevare l’umore e dare una sensazione di rilassamento, per dormire la notte senza interferire con altre medicine;
E’ importante considerare anche la psicoterapia: che riguarda il qui e ora, per affrontare le situazioni quotidiane, oggi c’è un approccio più specifico che prevede una psicoterapia che lavora con i ricordi, in cui si chiede alla persona di raccontare eventi del passato per utilizzarli nel presente;
La riabilitazione cognitiva: quando ci si rende conto di avere difficoltà si possono svolgere esercizi mirati a stimolare concentrazione, attenzione e memoria;
La dimensione del gruppo: trovare associazioni o gruppi, perchè il gruppo è terapeutico, permette di andare oltre l’isolamento, il ritiro sociale, di condividere e non annoiarsi, tornando spesso a casa con un sorriso in più!

Articolo di Nicole Adami e Valeria Dolci

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Nicole Adami – Psicologa, Psicoterapeuta | © 2021